Buono con rendimenti sbagliati?

Ti sei reso conto di una differenza di rendimento tra i tassi di interesse riportati sul buono postale fruttifero in tuo possesso e quelli che ti vogliono rimborsare? Scopri come è possibile agire per ottenerne la differenza.

Moltissimi buoni postali fruttiferi che sono stati emessi nel corso degli anni erano molto convenienti per il consumatore riportando tassi di interesse particolarmente interessanti che hanno illuso il consumatore di poter ottenere somme molto elevate alla riscossione.

Così purtroppo non è stato.

A distanza di anni, infatti, i consumatori che hanno fatto richiesta ai vari Uffici Postali di essere rimborsati del valore dei buoni con gli interessi applicati, hanno ricevuto l’amara sorpresa che il loro buono valeva assai di meno di quanto si sarebbero aspettati.

Ma cosa è successo?

Enorme differenza alcuni consumatori la hanno riscontrata circa Buoni Postali Fruttiferi della Serie “Q”, che è rimasta in emissione fino al Decreto Ministeriale del 13/06/1986. Questi buoni, infatti, hanno avuto il più cospicuo taglio di interessi applicati, con riduzioni anche del 50% rispetto alla somma attesa.

Ciò ha comportato, in assenza di qualsivoglia informazione al consumatore un considerevole danno economico per chi faceva affidamento sui soldi in questione.

Se consideriamo che molto spesso chi acquistava tali buoni erano persone che speravano di avere questi soldi per la loro pensione, oppure per i loro figli capiamo come il disagio sia elevatissimo.

Ma non solo.

Alcuni buoni postali fruttiferi risentono del fatto che Poste Italiane ha in maniera superficiale indicato i nuovi tassi di interesse sul titolo, sostituendo le precedenti condizioni. Come da immagine qui di fianco:

Ecco come ha risolto il contrasto la sentenza n. 41994/2021

Nei buoni di questo tipo le nuove condizioni e quindi tassi di interesse si sovrappongono, sostituendole, alle vecchie, a volte in modo assai poco leggibile per il consumatore.

Ma non è solo questo il problema. Infatti, Poste si è limitata a comunicare la variazione del tasso di interesse solamente per i primi 20 anni di vigenza del titolo, lasciando invece inalterate le condizioni indicate sotto la tabella tra il 20esimo ed il 30esimo anno.

La differenza tra queste condizioni è però fondamentale, in quanto utilizzando le condizioni correttamente riportate sul titolo al consumatore spetterebbe un rimborso assai più significativo rispetto a quello effettivamente corrisposto.

Poste ritiene che per quanto riguarda tale periodo di tempo il consumatore non tenga conto delle condizioni riportate sul buono ma che per capire quali tassi di interesse applicare debba rivolgere la sua attenzione ai Decreti Ministeriali di volta in volta emessi in cui essi sono riportati! Con la conseguenza che il consumatore dovrebbe andare a spulciare tali Decreti per capire quali condizioni applicare al proprio titolo.

Moltissime sentenze di merito hanno invece dato ragione ai consumatori che hanno, di volta in volta, richiesto la differenza di rendimento (Tribunale di Velletri, Corti di Appello di Firenze e Napoli e Tribunali di Trapani, Napoli e Santa Maria Capua Vetere).